ANTONIO PIGAFETTA SULLE NAVI DI MAGELLANO

Categoria: Letteratura per bambini e ragazzi
Autore: Pierluigi Larotonda
Editore: Casa Editrice Freccia D'Oro
Edizione: A4 ILLUSTRATA 12+
Genere: avventura
Pagine: 45
Anno: 2022

Antonio Pigafetta è stato un navigatore e geografo italiano. Molto poco si sa della sua vita. Certamente nacque a Vicenza, negli ultimi decenni del XV secolo, e si aggregò nel 1519 alla spedizione di Magellano quale membro dell’equipaggio: di tale viaggio avventuroso (il primo intorno al mondo) fu uno dei pochi superstiti. Il racconto di Pigafetta ci conduce in luoghi misteriosi, abitati da animali strani (delle volte fantastici) e da popoli con costumi affascinanti.

Pierluigi Larotonda vive a Prato, dove conduce un programma culturale su Radiocanale7, Racconti urbani. Con Freccia D’Oro ha pubblicato un almanacco illustrato sul football, Nazionali senza filtro (2020). Giulia Razakova. Dal trasferimento a Prato nel 1996 ha esibito il suo lavoro in diverse località italia- ne. Le tecniche utilizzate variano ampiamente, dalla tessitura di arazzi alla pittura e le illustrazioni. La formazione accademica sovietica si coniuga con il ricco contesto artistico toscano..

Entrammo in questo porto il giorno 13 dicembre del 1519. Faceva un gran caldo avendo il sole per zenit e patimmo più calore quei giorni a capo Santo Agostino che quando eravamo sotto la linea equinoziale. Questa immensa terra chiamata Brasile è più grande della Spagna, della Francia e dell’Italia messe insieme e il suo re è quello del Portogallo. I capitani delle altre navi, essendo spagnoli e non portoghesi come Magellano, non ebbero piacere di questa nostro avvicinamento ai sudditi del reg- no del Portogallo e così ci furono i primi attriti col capo generale della spedizione. <>, a voce alta il marinaio Enrico. <>, marcò uno dei timonieri, <> Gli indigeni erano nudi e si destreggiava- no nelle acque dei fiumi su barche chia- mate canoe, scavate in un tronco d’albero. Erano olivastri e gli uomini portavano nel labbro di sotto delle pietre lunghe un dito. Il loro re era chiamato cacich. Ogni nativo era proprietario di molti pappagalli e ne donavano otto per uno specchio. Vedem- mo dei gatti simili a leoni, gialli e bellissimi; dei maiali con l’ombelico sopra la schiena e degli uccelli con il becco simile ad un cucchiaio, senza lingua. Poiché al nostro arrivo ci furono vivaci acquazzoni e non pioveva da due mesi, gli indigeni pensarono che venissimo dal cielo, che fossimo delle divinità.